La moxibustione, o moxa, è una tecnica terapeutica in uso nella Medicina Tradizionale Cinese. Tale tecnica è molto diffusa e utilizzata anche con gli animali, sia come singola terapia che in associazione ad altre discipline terapeutiche. Moxa è un termine derivato dagli ideogrammi giapponesi moe e kusa che significano erba che brucia. Questi termini fanno riferimento alla sostanza impiegata in tale tecnica e cioè artemisia essiccata (arthemisia vulgaris, una pianta che viene compattata in sigari oppure polverizzata e compressa in coni. Il sigaro di moxa viene acceso e posizionato in prossimità di punti specifici del corpo dell’animale, facendo attenzione ad evitare il contatto diretto con il mantello dell’animale per non provocare ustioni.

L’origine di tale pratica è legata alla storia della Medicina Cinese, ci troviamo quindi di fronte a un millenario utilizzo, come documentano i ritrovamenti di artefatti medici negli scavi archeologici. Da questi ritrovamenti sembra che prima dell’uso della “lana di artemisia”, venissero usati altri materiali quali piccoli rami, pietre riscaldate, bacchette di bambù. 

La pratica della moxibustione era popolare in Tibet prima ancora dell’era Buddista, quindi probabilmente tale pratica ebbe inizio più di 3000 anni fa. Veniva utilizzata non soltanto da “uomini di medicina”, guaritori e medici, ma anche da gente comune che conosceva l’uso delle erbe e della moxa per aiutare e guarire amici e parenti e gli animali domestici utili al lavoro della terra. I tibetani praticavano molto la moxibustione e il salasso, in quanto metodi poco costosi e praticabili ovunque, nonché efficaci per i disordini comuni riscontrati in alta montagna. Gli archeologi scoprirono nelle grotte del Dunhuang, due testi che trattavano di moxibustione. Nell’antichità i disordini umorali ed organici venivano trattati riscaldando alcuni punti corporei. Nel Gyud-shi, antico testo di medicina tibetana, il capitolo sulla moxibustione menziona più di 71 punti. Successivamente, ne furono scoperti altri, per un totale di 360 punti corporei circa.

Questi punti corporei dell’uomo non hanno una reale corrispondenza sul corpo nei nostri amici animali, sui quali la moxa viene applicata in corrispondenza dei punti di agopuntura, sui trigger points o sugli extrapunti. L’utilizzo della moxa permette di effettuare un trattamento simile a quello di agopuntura senza aghi, ad esempio in animali molto sensibili all’inserimento degli aghi oppure molto spaventati alla sola vista degli aghi, come purtroppo capita a volte con cavalli. Nei cavalli è molto utilizzata ad esempio per “scaldare” punti della schiena nel pre e post esercizio, permettendo di mantenere l’imponente muscolatura del dorso ossigenata e decontratta. Allo stesso modo permette di trattare dolori articolari cronici sia nel cavallo che nel cane o nel gatto anziano o favorire processi di cicatrizzazione migliorando l’afflusso di sangue nell’area trattata. La moxibustione ha diversi campi di applicazione anche in medicina veterinaria, con un limite legato alla produzione di fumo e al pungente odore di erbe che per qualche animale può risultare fastidioso.

Vi voglio ricordare che la moxibustione e’una delle pratiche terapeutiche appartenente alla Medicina Tradizionale Cinese dichiarate Patrimonio Culturale dell’Umanità dall’UNESCO nel 2010 e classificate tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità. 


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